Lo smart working ci ha proiettati in una dimensione nuova, di iperproduttività, che piace alle aziende (e molte volte anche ai lavoratori) ma rischia di trascinare chi lavora in una sfera pericolosa, se ci si immerge troppo nel lavoro e non ci si concede il giusto bilanciamento con le altre attività.
Ansia, stress, attacchi di panico e perfino burnout sono in agguato. Come difenderci? L’esperto di Digital detox Alessio Carciofi, autore di “Digital well being” lo ha ben spiegato in un’intervista a Repubblica, focalizzandosi su questi punti:
- Imponiamoci di stabilire spazi temporali e fisici di lavoro, con un orario di inizio e uno di fine giornata, senza finire a letto ancora con lo smartphone tra le mani (a quanti di noi accade?)
- Individuare un’ora in modalità “focus”, senza distrazioni nè attività multitasking (io ho iniziato a disattivare notifiche e suonerie, mettendo lo smartphone in un cassetto, quando devo essere concentrato)
- Individuiamo una giornata a settimana in cui non lavorare
- Fare delle pause, che sono salutari. Magari 25′ di lavoro e 5′ di pausa, con la nota tecnica del pomodoro
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